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domenica 12 novembre 2017

Navigare il Mediterraneo – sulle rotte di Omero alla ricerca di Europa tra mito e storia (parte I)

Europa e Zeus
di Gianni Fabbri
 
storia antica e storia recente.
 
“Quando la vela chiama i venti, i marinai si affrettano sulla riva”
“Vela ventis dare”
Questa volta ci imbarchiamo tutti, insieme a Paolo Rumiz, sul
“Moya”, un tredici metri più ‘bompresso’, uno scafo inglese di 107 anni con base a Marmaris in Turchia.
Barca leggendaria che ha avuto ospiti illustri e famosi come gli attori Anthony Quinn e Peter O’Tool.
“Ma scusa, l’Europa non è nata qui in Libano?…

Tutto comincia con l’amico Rony che mi pone questa domanda sul lungomare da Tiro verso Byblos (Libano). Tira vento, siamo appena tornati da un campo profughi siriano nella valle della Bekaa, gestito dagli italiani dell’AVSI, Ong di ottima reputazione, e non riesco a togliermi dalla mente quegli uomini perduti ma pieni di dignità e quelle donne capaci di far casa con nulla anche sotto una tenda.
 
E soprattutto quei bambini, li’ a giocare con pezzi di bicicletta rotta.
 
Gli stessi che vanno a morire sulle nostre spiagge. Bimbi che te li porteresti via tutti, per toglierli – almeno loro – dal ghetto dei poveri.
 
Ho appena detto a Rony: ‘Li sento gente mia, figli della stessa madre’, ed ecco che lui, libanese, mi ricorda che Europa e’ nata in Asia. Che imbecille che sono. Di mezzo non c’è solo il mito di Europa… C’è che Europa e’ il promontorio dove l’Asia finisce, punto.
 
Un posto che non sai dove cominci e sai solo dove termina.
 
E c’è che gli Europei sono in gran parte asiatici migrati verso le terre del tramonto, punto. Tutto comincia qui, su questa costa benedetta da nevi e sorgenti dove i popoli si ammassano prima di affrontare il mare… Qui è nato l’alfabeto, qui è partita la prima nave…
 
Rifare la strada di Europa rapita. Per mare, come allora, quando viaggiare e navigare erano la stessa cosa. Cercare Occidente partendo dall’Asia. Ritrovare il mito di questa nostra patria comune così male amata…”
 
(Paolo Rumiz – Il resoconto del viaggio e’ stato pubblicato su “La Repubblica” l’ 1 settembre 2017. Sempre su Repubblica.it e’ possibile vedere il documentario video del viaggio, dal titolo:”Un Canto per l’Europa”).
 
Paolo Rumiz ha fatto questo ennesimo viaggio, a vela, alla ricerca di Europa… Alla scoperta dell’identità perduta del continente, viaggiando alla velocità delle barche di Omero, su fondali pazzeschi e tra abissi, montagne e vulcani dai nomi antichi, con la tragedia dei migranti sullo sfondo, le tensioni del mondo islamico a Oriente.
 
Noi tutti ci uniamo a Lui e ai suoi compagni di viaggio
 
– ” Ma misi me per l’alto mare aperto, sol con un legno e quella compagnia picciola da la qual non fui diserto” (Ulisse, Canto XXVI, Inferno, Dante) –
 
e per seguire meglio la rotta, ci sediamo a poppa, a fianco del timoniere, il Capitano Piero Tassinari. Insegnante di greco e latino in un college inglese, e’ in viaggio in cerca del mito… “Voglio mostrare ai miei allievi inglesi cosa perdono uscendo dall’Europa”
 
Stesso capitano, Tassinari, e medesima barca, la “Moya”, che accompagnarono Paolo Rumiz sulla rotta di Lepanto, nel 2004, viaggio sponsorizzato anche allora da “La Repubblica”.
 
La rotta tracciata sulla carta nautica prevede di salpare da Marmaris e indirizzare la prua verso Sud, navigando col vento in poppa per approdare a Rodi, da dove, dopo una breve sosta, risalire – Meltemi permettendo – verso Simi, Knidos, Bodrum (Turchia), Kos, Leros, Patmos – tutte isole greche appartenenti all’arcipelago del Dodecanneso -, Mikonos, Siros, Kea, – isole greche delle Cicladi – e
 
infine Egina, isola nel Golfo Saronico, a 50 chilometri da Atene, meta ultima del viaggio. 
 
Navigare nell’Egeo alla velocità di Odisseo… Rifare il percorso di Europa e le rotte degli antichi greci, alla ricerca del cuore dell’Occidente, del cuore dell’Europa che inizia dove l’Asia finisce.
 
A Istanbul, i due ponti sul Bosforo uniscono l’Asia all’Europa. Sono due ponti “lanciati” tra Occidente e Oriente.
 
Il mito di Europa.
 
Europa era una bella fanciulla, figlia di Agenore, Re di Tiro, antica città/porto della Fenicia, già Cananea (Terra di Canaan, figlio di Cam e nipote di Noè, dal quale sarebbero discesi i Cananei, poi Fenici).
 
Gli abitanti di Tiro, grandi navigatori, espansero la loro rete commerciale e i loro traffici in tutto il Mediterraneo e fondarono colonie, in Sicilia, in Sardegna, lungo le coste dell’Africa e nella Penisola Iberica (fondarono anche Cadice, oltre le mitiche “Colonne d’Ercole”).
 
La colonia più importante, fondata nel 814 a.C., dagli abitanti di Tiro, al seguito della Regina Didone – tra i primi migranti nella storia del Mediterraneo (!) – fu Cartagine, sulla costa dell’attuale Tunisia, alla periferia di Tunisi.
 
Ma tornando ad Europa, era talmente bella che Zeus (Giove per i Romani), padre degli Dei dell’Olimpo, se ne innamoro’ vedendola insieme ad altre fanciulle raccogliere dei fiori nei pressi della spiaggia.
 
Zeus, noto “libertino”, ancorché sposo di Hera (Giunone per i Romani), al… “Tempo degli Dei falsi e bugiardi” (Canto Primo dell’Inferno di Dante), mise in atto uno dei suoi molteplici stratagemmi, ricorrendo all’ennesimo travestimento per impossessarsi di Europa. Ordino’ a Ermes di guidare i buoi del padre di Europa verso quella spiaggia. Zeus, quindi, prese le sembianze di un bel toro bianco, le si avvicinò e si stese ai suoi piedi. Europa sali’ sul dorso del toro, e questi la porto’ attraverso il mare – in rotta nel Mediterraneo (!) – fino all’isola di Creta.
 
Giuntovi, Zeus, le si rivelò e tento’ di usarle violenza
 
– considerazione: la violenza sulle donne ha origini antichissime (!) –
 
ma Europa resistette. Zeus si trasformò poi in aquila e riuscì a sopraffare la giovane Europa, in un boschetto di salici…
 
– il “Ratto di Europa” e’ stato rappresentato in numerosissime opere d’arte, fin dall’antichità. Crateri, vasi, mosaici, dipinti pre-ellenici, sono stati ritrovati in scavi archeologici, riproducenti il mitico “Ratto” -.
 
Agenore mando’ i suoi figli in cerca della sorella
 
– …alla ricerca di Europa (?!?) …Ieri come oggi! –
 
Il fratello Fenix, dopo varie peregrinazioni e viaggi nel Mediterraneo, divenne il capostipite dei Fenici.
 
Un altro fratello, Celix, si instaurò sulla costa Sud Orientale dell’Asia Minore, a Nord di Cipro, fondo’ una colonia nota come Cilicia (nella odierna Turchia) e divenne il capostipite dei Cilici.
 
Cadmo, il fratello più famoso, navigo’ fino alla Grecia continentale, dove fondo’ Tebe, una Città-Stato, grande rivale di Atene.
 
Europa divenne la prima Regina di Creta. Ebbe da Zeus tre figli: Minosse, Radamanto, Sarpedone.
 
Minosse divento’ Re di Creta, dando inizio alla Civiltà Minoica (dal 2800 a.C. al 1450 a.C.), Civilta’ che può essere considerata la prima cultura evoluta d’Europa.
 
In onore della madre di Minosse, i Greci diedero il nome di “Europa” al continente che si trova a Nord di Creta.
 
Tra mito e storia, le prime migrazioni lungo le “rotte mediterranee” permisero l’insediamento delle prime, storiche, comunità che popolarono le sponde del Mare tra le Terre.
 
Alcune, tra loro, avrebbero dato vita alle colonie, ai paesi che, in seguito, sarebbero diventati il nucleo centrale dell’Europa.
 
Marmaris, nella regione turca denominata Licia, famosa per i templi rupestri sopra le scogliere a picco sul fiume, noti anche come “Tombe Licie”, e’ una delle migliori baie del Mediterraneo.
 
L’Ammiraglio Nelson vi raduno’ la flotta prima della “Battaglia del Nilo”, tra la flotta di sua Maestà Britannica e la flotta francese di Napoleone Buonaparte, impegnato nella nota “Campagna d’Egitto”
 
(Agosto 1798).
 
La vecchia signora di nome “Moya” dormicchia sotto le stelle al margine del pontile, tra barche tedesche, francesi, scandinave.
 
Il comandante, a chi sale a bordo, mostra una novità: due corna, installate alla radice del ‘bompresso’.
 
“Sono del toro bianco che ha rapito Europa”, dice ridacchiando soddisfatto, consapevole di… portare equipaggio e ospiti a navigare tra mito e storia.
 
È l’alba, cristallina, quando il comandante da’ l’ordine di mollare gli ormeggi. Il vecchio legno, vibra, scricchiola, poi taglia l’acqua piatta e immobile della rada, lasciando dietro di se’ un panorama di rocce a strapiombo. La barca con l’Union Jack a poppa e la bandiera turca ‘di cortesia’ issata a dritta, lungo le sartie, registra le vibrazioni indotte dal motore, vibrazioni che segnano, come hanno segnato in passato, il tempo degli eventi.
 
“Questo non è un mare qualunque”, spiega il Capitano Tassinari,
 
“Qui i militari, a lui fedeli, hanno salvato Erdogan dal golpe, mentre soggiornava in un resort. Qui è iniziata la grande fuga dei profughi siriani verso Europa. Spazio inquieto, punto di sutura tra mondi. Su queste isole – il Dodecaneso – l’Italia ha regnato per trent’anni, lasciando segni forti nelle pietre. Di qua e’ passato San Paolo di Tarso nella sua navigazione verso Roma e su questo istmo i generali di Alessandro Magno – morto lui – si sono combattuti per dividersi il mondo, ben prima che fortezze ottomane e castelli crociati si fronteggiassero e – mistero dell’incontro/scontro – condividessero lo stesso mare.”
 
Il sole ha fatto la sua apparizione da dietro le quinte azzurre di montagne in movimento. Sciabolate di raggi purpurei colorano cielo e mare. Controluce spettacolari. Scie traslucide di pescherecci sull’acqua, sempre immobile. Alla via così, con lentezza, con la prua a 120 gradi bussola, in rotta per Rodi.
 
Il mare si ingrossa, il legno di Moya vibra, respira, ma non per il motore… Si va a vele piene, alla stessa velocità degli Argonauti di Giasone, spinti dal Meltemi, il vento che soffia da Nord-NordOvest e che spazza l’Egeo ogni estate.
 
Il profilo di Rodi lievita a Sud-SudEst. Il Mediterraneo e’ piccolo…
 
La “Moya” entra in acque elleniche: giù la bandiera di cortesia turca e in alto quella greca.
 
Si manovra per andare all’ormeggio nel ‘mandracchio’ di Rodi.
 
– il ‘mandracchio’ e’ tipico dei porti italiani (o che furono italiani), uno specchio d’acqua riservato all’ormeggio dei battelli da pesca –
 
L’isola dai ficus immensi, dai diecimila gatti – ma questa è un po’ la costante di tutte le isole greche -… Rodi un po’ turca un poco italiana… Rodi famosa per il “Colosso” che non c’è più… Rodi e i mulini a vento, regno incontrastato di Agios Nikolas (San Nicola), il patrono dei marinai, dei bambini, delle prostitute e delle ragazze da marito… Rodi delle perfette nudità ‘ellenistiche’…
 
– l’arte ellenistica riguarda il periodo dell’Ellenismo, il periodo storico-culturale del mondo antico che segue le imprese di Alessandro Magno e arriva alla conquista romana dell’Egitto dei Tolomei, ultimo regno ellenistico indipendente. Periodo che può essere compreso tra il 300 a.C. è il 30 a.C. Ellade era definita la Grecia antica e Elleni si definivano i Greci nell’antichità –
 
… Rodi dai “maschi” stemmi araldici crociati… Rodi dai serpenti di pietra che i pagani vollero simboli di fertilità e i cristiani degradarono a bestie demoniache… Rodi la più orientale delle maggiori isole dell’Egeo, a poche miglia dalla costa turca, in quel che è definito Mar di Levante…
 
“Rodi dove, in silenzio, si ringrazia Erdogan di non mandare più profughi siriani e dove la povera Europa, in un mosaico, ci appare aggrappata alle corna di toro, con l’aureola dei santi e un mantello pieno di vento come la vela di una barca… Siamo in Europa?
 
Si’, nella misura in cui essa dialoga con sua madre, l’Asia…
 
Oggi c’è più distanza fra Inghilterra ed Europa che tra questa Grecia e la Turchia… Qui i Greci non vissero poi male sotto i Sultani, se è vero che questi si vollero eredi della romanità bizantina… (!)”
 
(Paolo Rumiz)
 
Nell’antichità, Rodi era famosa per il “Colosso di Rodi” – statua del Dio Helios -, considerato una delle ‘sette meraviglie’ del Mondo Antico.
 
La città medievale di Rodi e’stata dall’UNESCO dichiarata “Patrimonio dell’Umanità”.
 
Il nome Rodi deriva dal greco antico ‘rhodon’, che significava ‘rosa’. Nel greco moderno ‘triantaphyllia’ (trenta petali). Per cui
 
è nota come “Isola delle rose”, e la rosa e’ uno dei simboli di Rodi. Altre figure rappresentative dell’isola sono il ‘cervo’, la cui statua eretta su una colonna domina l’ingresso del mandracchio (porto),
 
e l’ ‘ibisco’, fiore che si trova ovunque e decora ville e giardini.
 
Il mito, invece, fa risalire il nome di Rodi dalla Ninfa Rodo, figlia di Poseidone (Nettuno per i Romani) e Anfitrite.
 
Sempre secondo il mito – o antiche leggende popolari – furono i cervi e non Forbante – figlio di Priamo, Re di Troia – a liberare l’isola dai serpenti.
 
Storia Antica
 
Già abitata fin dal neolitico, fu nel XVI secolo a.C. raggiunta dai Micenei dell’Argolide, che si spinsero verso il Levante per trovare nuove risorse e per sviluppare la loro rete commerciale.
 
– La civiltà Micenea, nell’epoca dell’età del bronzo, ebbe origine nella città di Micene e si sviluppò anche nelle altre città limitrofe dell’Argolide, nel Peloponneso. Tra mito e storia, va ricordato il ruolo avuto dai Micenei, guidati da Agamennone Re di Micene e sposo di Clitennestra sorella di Elena, nell’espugnazione di Troia. Il rapimento di Elena, moglie di Menelao fratello minore di Agamennone, per mano di Paride, figlio di Priamo Re di Troia, fu all’origine della guerra di Troia… Anche se le vere motivazioni di una guerra sono sempre altre: motivazioni di potere, di dominio e di supremazia economica –
 
La mitologia greca riferirà anche della stirpe dei Telchini di Rodi, associandoli a Danao, figlio di Zeus e di Danae (?), soprannominato Telchinis e accreditato come fondatore di Argos, una delle principali città del Peloponneso.
 
Rodi fu invasa successivamente, nel XV secolo a.C., dagli Achei, un’altra delle prime popolazioni elleniche. Nell’Illiade di Omero – sempre tra mito e storia (!) – gli Achei sono i Greci che prendono parte alla guerra di Troia. Omero usa come sinonimi Achei e Danai…
 
Dove finisce il mito e comicia la storia?
 
In età storica sono detti Achei gli abitanti dell’Acaia Fliotide, nella Tessaglia Meridionale, e dell’Acadia Egialea, corrispondente all’omonima e odierna regione Acaia e parte dell’Arcadia.
 
L’isola conobbe il suo periodo migliore nell’XI secolo a.C. con l’arrivo dei Dori, stirpe della Grecia antica di origine indoeuropea.
 
Mitologicamente discendenti da Doro, il quarto figlio di Elleno, a sua volta figlio di Zeus e capostipite degli Elleni, insieme agli Achei, agli Ioni e agli Eoli costituirono una delle etnie più antiche.
 
Gli altri fratelli di Doro, sempre secondo la mitologia greca, sarebbero diventati, infatti, i capostipiti di queste antiche etnie greche. Dal fratello Ione, sarebbero discesi gli Ioni. Dal fratello Eolo gli Eoli e dal fratello Aheo gli Achei.
 
A queste popolazioni venne in seguito dato il nome di Elleni e Ellade venne chiamata la terra del loro insediamento, corrispondente alla attuale Grecia Continentale.
 
I Dori edificarono sull’isola le tre importanti città di Lindo, Ialiso e Camiro, città che insieme all’isola di Kos a Alicarnasso e Knidos
 
– queste ultime sulla costa dell’attuale Turchia – dettero vita alla
 
“Esapoli Dorica”.
 
Rodi divenne uno degli snodi più importanti delle rotte commerciali del Mediterraneo e la sua moneta circolava in tutti i porti e centri di traffico.
 
Le sue famose Scuole di Filosofia, Scienza, Letteratura e Retorica rivaleggiavano con quelle di Alessandria d’Egitto.
 
Nel 304 a.C., dopo l’ennesimo assedio respinto, gli abitanti dell’isola decisero di erigere una statua al Dio Helios, conosciuta in tutto l’Ecumene dell’antichità classica come il “Colosso di Rodi”.
 
Nel I secolo d.C., Tiberio, non ancora imperatore, trascorse a Rodi 8 anni in volontario esilio.
 
Fu cristianizzata da San Paolo, e, dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente, appartenne per dieci secoli all’Impero di Bisanzio/Costantinopoli…
 
“L’Aurora di bianco vestita
 
Già l’uscio dischiude al gran sol
 
Di già con le rosee sue dita
 
Carezza dei fiori lo stuol!
 
Commosso da un fremito arcano
 
Intorno il creato già par…”
 
(“Mattinata”, Leoncavallo)
 
È l’alba, quando la “Moya” lascia il mandracchio di Rodi.
 
Il mare e’ piatto… “bonaccia bianca”, come si dice in gergo marinaresco, per cui… via a motore. Quasi un lago tra l’Anatolia e Dodecaneso. La carta del Mediterraneo Orientale mostra fondali pazzeschi: abissi, montagne e vulcani dai nomi antichi. Epicarmo, Eratostene, Plinio, Fossa Bradanica…
 
Il timoniere di turno mette la prua a NordOvest, 310 gradi, puntando su Symi, per risalire il Dodecaneso.
 
Per fortuna non soffia il Meltemi: la “Moya” sarebbe costretta a fare dei bordi per risalire il vento.
 
Il Dodecaneso
 
Il Dodecaneso, letteralmente “dodici isole”, e’ un arcipelago della Grecia situato nel Mar Egeo, tra la costa turca a Levante, l’isola di Creta a Sud, le Cicladi a Ovest e l’isola di Samos a Nord, arcipelago formato da dodici isole maggiori, ma che in realtà consta di oltre 163 tra isole, isolotti e scogli.
 
– Rodi e’ l’isola maggiore e funge anche da capoluogo.
 
– Symi, vicinissima alla costa turca, e’ famosa per le “triremi”
 
che i suoi cantieri costruivano per la flotta greca dell’antichità.
 
– Kos e’ l’isola che svela le meraviglie dell’ “Asklepion”, il famoso
 
tempio di Asklepio (Esculapio per i Romani), il dio della
 
medicina. Isola che diede i natali a Ippocrate, il padre della
 
medicina moderna.
 
– Kalymnos e’ famosa per le spugne marine e i pescatori di
 
spugne.
 
– Nissyros, isola vulcanica a otto miglia a Levante di Kos.
 
Il “Krateras Polyvatis” ha delle ‘fumarole’ ancora attive.
 
– Kastellorizo, anche detta Megisti, e’ un lembo estremo abitato
 
della Grecia di Levante, ai confini con l’Asia. Ha raggiunto una
 
qualche notorietà col film “Mediterraneo”, ambientato sull’isola.
 
“Ci stavano mandando in missione a Megisti, un’isola sperduta
 
dell’Egeo, la più piccola, la più lontana. Importanza strategica:
 
zero.” (Dal film “Mediterraneo” di Gabriele Salvatores”)
 
– Pserimos, a ponente di Kos, sulla rotta per Kalymnos, e’ una
 
località turistica nota per le sue spiagge e… taverne.
 
– Leros, famosa per il suo “Kastro”, edificato sull’acropoli della
 
citta’ fondata dai migranti di Mileto. Con l’avvento dell’Impero
 
Romano d’Oriente, divenne bizantina.
 
– Patmos e’ praticamente un vulcano dove si attracca nel…
 
cratere. Secondo un’antichissima tradizione cristiana, vi fu
 
esiliato dall’imperatore romano Domiziano l’apostolo Giovanni.
 
Durante la guerra italo-turca l’Italia occupo’ il Dodecaneso (tra
 
l’aprile e il maggio del 1912). Occupazione sancita ufficialmente con la “Pace di Losanna”, il 18 ottobre 1912. Dopo l’8 settembre del 1943, il Dodecaneso venne attaccato dalle truppe germaniche.
 
Diverse isole furono occupate dai Tedeschi che vi perpetrarono vere e proprie stragi di soldati italiani.
 
Il 18 maggio del 1945, con la fine della guerra, la maggior parte delle isole furono occupate dalle forze britanniche.
 
Solo nel 1948 tutte le isole del Dodecaneso passarono a tutti gli effetti sotto la sovranità della Grecia.
 
La barca e’… “tra i pali”, cioè all’ormeggio nel porticciolo di Ormos Pethi, una profonda insenatura che intaglia la costa di NordEst dell’isola di Symi, all’ingresso del Golfo di Doris.
 
L’isola è letteralmente “circondata” dalla costa turca.
 
Acqua cristallina, quattro casette rosse e gialle e, uno spaccio, una chiesa, rondini a pelo d’acqua, palme, sciacquio, silenzio.
 
Ah, la vecchia Grecia, libertà assoluta!
 
La “Moya” e’ attraccata a un piccolo molo, utilizzato per lo più da caicchi per turisti e da qualche barca da pesca.
 
Abitata sin dalla preistoria, crocevia di naviganti e colonizzatori Symi fu conquistata dai Fenici, dai Dori e da altre popolazioni elleniche.
 
Annessa all’Impero bizantino, si distinse per la cantieristica navale e la professionalità dei suoi marinai.
 
Come la vicina Rodi, venne conquistata anche dai Cavalieri dell’Ordine dell’Ospedale di Gerusalemme – era l’anno 1309 –
 
che la governarono fino al 1522.
 
Successivamente, passo’ sotto il dominio della Serenissima Repubblica di San Marco, e vi rimase per circa due secoli.
 
Nel 1912, una spedizione del… Regio esercito del Regno d’Italia la “libero'” dall’Impero Ottomano…
 
Nelle alture dell’isola dominano diversi monasteri. Ben nove sono quelli dedicati al culto dell’Arcangelo Michele.
 
Il più noto e’ il Monastero di Panormitis, meta continua di pellegrinaggi da tutta la Grecia.
 
Sempre a Panormitis svetta un antico castello dell’Ordine dei Cavalieri Ospitalieri di Gerusalemme.
 
Durante la guerra del Peloponneso tra Sparta e Atene, nel 411 a.C., le acque antistanti l’isola furono teatro di una battaglia navale tra la flotta spartana e alcune unità della flotta ateniese. Vinse naturalmente Sparta.
 
“La nostra barca e’ una contraddizione o una provocazione, non so. È inglese, ma porta la bandiera stellata dell’Unione Europea.
 
È nata a Nord, nella Morecambe Bay (Great Britain), ma per tutta la vita ha cercato il Mediterraneo. È ora si trova con ‘Brexit’ tra i piedi, quell’evento cui nessuno pensava lontanamente…” (Paolo Rumiz)
 
“Brexit – brontola il Capitano Tassinari – e’ una blasfemia formulata dai signori della City nella certezza che mai si sarebbe avverata.
 
Ora essa li punisce con la durezza greca della nemesi” 
 
“Avrei gusto che Atene si salvasse, a questo punto, con un guizzo di fantasia, spernacchiando l’Europa dei ricchi che l’ha condannata alla fame per debiti” 
 
(Irene, architetto, altro membro dell’equipaggio)
 
“Fu un greco, Solone – interviene di nuovo Tassinari -, a cancellare la schiavitù per debiti già nel sesto secolo avanti Cristo. Fu l’inizio della riforma democratica proseguita da Clistene. Ma non se lo ricorda nessuno…”
 
“Dormicchio. Il ratto d’Europa e la sua iconografia si sono impossessate di me… Chiedo a Kostas, un greco che sta dietro al bancone della taverna, se conosce il ratto di Europa. Non ne sa nulla. Ai Greci di oggi la classicità non importa un fico…
 
Insisto: “Ma, oggi, dove sta Europa?”
 
“A Berlino, e’ li’ che comandano” (Kostas, di rimando)
 
“Si’ – gli dico – ma è nata in Fenikia, in Libano”.
 
L’altro: “Sarà anche nata in Fenikia, ma oggi è a Nord, dove c’è il denaro”. “E allora qui cos’è rimasto?”. “La Grecia e basta. Hanno fatto bene gli Inglesi ad andarsene” (!)
 
“Già gli Inglesi?” – dice William l’australiano della barca accanto –
 
“Sono pazzi. La May e’ un’idiota totale. Da quando è al potere non ha fatto che collezionare nemici per nascondere la sua nullità…”
 
Intanto sul pontile ormeggiano una barca russa, una francese è una tedesca… Wilhelm, il tedesco, e’ il più simpatico, gli chiedo cos’è l’Europa per lui. Risponde senza esitare: “La Grecia”.
 
Eh certo, il sole, il mare. Il tedesco che va romanticamente in cerca del buon selvaggio perduto, e non riflette che la sua banca ingrassa col tasso di interesse a spese del selvaggio di cui sopra…”
 
(Paolo Rumiz)
 
(Prima parte)
 
G.